Sotto attacco la Valle del Marro Libera Terra che coltiva oltre cento ettari di terreni confiscati ai principali clan della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, tra i comuni di Oppido Mamertina, Rosarno, Rizziconi, Gioia Tauro e Taurianova.
Venerdì 11 luglio un nuovo incendio doloso ha devastato le coltivazioni biologiche della cooperativa. Questa volta ad essere stato colpito è l’uliveto confiscato di 11 ettari in località Baronello, frazione di Castellace, nel Comune di Oppido Mamertina: danneggiati circa 830 alberi su quasi 4 ettari dell’appezzamento. Le fiamme hanno interessato in particolare la parte pianeggiante del terreno, dove si concentrava la maggior parte del raccolto. Il danno è stato ingente: si stima la perdita di circa 20.000 kg di olive e un danno economico pari a 30.000 euro, in un anno particolarmente produttivo. A ciò si aggiungono i costi per le potature di ripristino delle chiome bruciate e il calo produttivo delle piante, che recupereranno la piena produttività entro i prossimi tre anni, per un danno economico stimato in ulteriori 18.000 euro.
Le nuove fiamme fanno seguito agli incendi di oltre 5 ettari di grano biologico, già pronti per la mietitura, coltivati a Gioia Tauro. La cooperativa, nelle settimane precedenti al nuovo incendio, aveva anche subito furti e sabotaggi agli impianti di irrigazione di due terreni coltivati a clementine e di un piccolo appezzamento di kiwi, sempre nell’agro del Comune di Gioia Tauro.
La cooperativa è nata 20 anni fa su iniziativa della Diocesi di Oppido-Palmi e di Libera, col sostegno del Progetto Policoro della Cei per l’imprenditoria giovanile al Sud, e fa parte del Consorzio Libera Terra Mediterraneo.
«Venti anni fa, coltivare le terre confiscate era un gesto sovversivo» affermano i soci della Valle del Marro. «Lo è ancora oggi, alla luce dei gravi e ripetuti attentati. La differenza, rispetto agli inizi, è che ormai il bene confiscato è entrato nella coscienza collettiva come risorsa economica, oltre che simbolica. Ed è proprio questo a dare fastidio. Dà fastidio la ridistribuzione della ricchezza. Dà fastidio la possibilità di lavorare in modo dignitoso, senza padroni. Dà fastidio il risveglio delle coscienze, che porta con sé un rinnovamento morale.»
In una nota LIBERA esprime la vicinanza e il sostegno alle cooperative del circuito Libera Terra (analoghi danneggiamenti ha subito nei giorni scorsi la cooperativa Beppe Montana) sottolineando che «che il susseguirsi di tali atti sono il segnale di una strategia intimidatoria sistematica, con il chiaro intento di colpire chi lavora con dignità per restituire alla collettività ciò che la criminalità organizzata aveva sottratto e sta realizzando un’economia giusta e sana nel nostro Paese».
«Resistere a questi vili attacchi – proseguono i soci della Valle del Marro – non è solo una questione di sopravvivenza, ma di dignità. Resistiamo perché siamo uomini e donne liberi, e continueremo con ancora maggiore determinazione il nostro impegno. Questi attentati colpiscono anche lo Stato, perché i beni confiscati sono beni pubblici. Confidiamo nelle Istituzioni, e nella loro capacità di intervenire con prontezza per sostenere e tutelare non solo una cooperativa che crea lavoro vero, ma un intero territorio che chiede risposte concrete e sociali.»
LIBERA ha lanciato una campagna di raccolta fondi a sostegno delle cooperative danneggiate, consultabile al seguente link